“Ho lasciato tutto dietro di me la solitudine alla macchina per scrivere. Ascoltando dentro di me, spesso non ho sentito altro che il silenzio dei monti. Di nuovo è giunta per me l’ora di abbandonare le pianure della civiltà. Di nuovo sono irrequieto. Mi sono reso conto di quante ore dure io abbia dovuto passare in montagna solo rileggendo le mie righe.
Tuttavia sono arrivato più lontano seguendo il lungo giro per i monti, che non seguo le vie del piano. Intuisco che l’alpinismo di prestazione sportiva possa essere anche solo una tappa della vita. Forse l’ultimo scalino prima di diventare davvero adulti.
Ma i monti mi hanno dato molto. Forse la lotta con la montagna è paragonabile alla salita. Rimane impressa nella coscienza perché è così faticosa. La felicità è paragonabile alla discesa. Si scende facilmente e in fretta si dimentica.
Non importa quale montagna si salga: lassù si guarderà sempre più lontano. Non so cosa si cerchi lassù. La verità è così complicata che nessuno la capisce. In realtà la montagna è solo una meta nominale: quello che conta, sono le ore, i minuti, i secondi che si vivono. Ora i miei problemi non saranno più gli ottomila metri o l’VIII grado. Il mio problema sarà l’arte di salire una montagna.”
Reinhard Karl